Taccuino Anastasiano è il proseguimento del Blog "Circolo Letterario Anastasiano", con il quale rimane comunque collegato (basta cliccare sul logo del CLA).
Sarà questo un blog essenzialmente dedicato alle recensioni, alle notizie letterarie, alle presentazioni di libri ed agli appuntamenti ed incontri relativi al nostro territorio vesuviano, e non solo: dedicheremo spazio a tutte le notizie interessanti che ci giungeranno, con lo scopo di fornire valide informazioni culturali e spunti di riflessione su temi di carattere poetico e letterario in generale.
Buona lettura e buona consultazione.

venerdì 15 settembre 2017

Il caleidoscopico mondo marinaro di Paola Casulli in "Sartie, lune e altri bastimenti"

È indubbio che il mare è una delle principali fonti ispirative per un poeta. Mare inteso nel senso più ampio, includendo tutto un mondo che con esso ha legami e riferimenti: navi, quindi, bastimenti, ma anche isole, promontori, lagune, e, soprattutto, navigatori e naviganti.
Il senso del mare, la sua vastità azzurra, l'indefinita apertura che esso suscita negli animi più sensibili, il desiderio di solcarlo fino a quella lontana e asintotica linea dove il cielo si congiunge con esso, il profumo di salsedine che emana, il sole e la luna che s'incastonano nel suo cielo, il primo di giorno e la seconda di notte, risveglia in noi un senso di appartenenza forte, non privo di un certo timoroso rispetto e di meraviglia, nei confronti di un mondo che appare giustamente equilibrato, dove nulla è dato al caso ma tutto s'incastra magnificamente in un mosaico i cui confini trascendono persino l'umana comprensione.
Non possiamo fare a meno del mare. Che sia una strada immensa e colma di inganni e di sorprese, come la rotta seguita da Ulisse per raggiungere la sua Itaca, o che sia il mezzo più opportuno per convalidare le proprie teorie di carattere geografico, come il viaggio di Colombo verso le "sue" Indie, o che sia il desiderio di spogliarsi di tutte le cose futili e rimanere da soli al cospetto delle stelle e del silenzio rigeneratore, come le traversate in solitario, il mare è elemento di vita e di vitalità da cui non si può prescindere.
E i Poeti cantano la sua azzurrità, la sua possanza e la sua immensità: specchio del cielo da cui nascemmo e nel quale ben volentieri nuovamente ci immergiamo.
Paola Casulli è tra questi poeti che hanno con il mare, inteso nel senso più ampio, un rapporto intimo, con un continuo, amorevole e imprescindibile sguardo rivolto a quel mondo, da cui ne trae vigore, colori, profumi, sogni, vitalità. Non per nulla la nostra brava autrice è nata ad Ischia, l'antica Pitecusa, prima colonia greca, fonte di ricordi e di nostalgie di avventure per Paola, tanto da farle realizzare una sua iteressante raccolta dal titolo Phitekoussai, racconti di un'isola (Kairos Edizioni, Napoli), sua seconda opera in ordine di tempo.
Ma "Sartie, lune e altri bastimenti", titolo alquanto emblematico di questa sua recente raccolta, è altra cosa. Qui il mare non è proprio quello di Ischia, o non soltanto quello, bensì rappresenta lo sfondo naturale del pensiero poetante della Casulli, uno sfondo dove l'elemento liquido è preminente, ma non soltanto quello: vi è infatti, in questa sua opera molto gradevole, un'apertura a visioni di mondi intimi, a introspezioni di carattere sociale, a reminescenze personali e a nostalgie di luce e di amore. La materia, anzi la materialità delle cose, si svapora nel canto delle sue poesie, ed ogni cosa, ogni immagine, ogni ricordo, ogni speranza, diventa fluida e osmoticamente assorbita dal cuore dell'autrice, accettandone i motivi esistenziali, le mille domande, le infinite possibilità. "Non sono che materia ficcata nella terra – ella afferma nei versi di pag. 28 – guerriera che apre le braccia alla storia / e divento trasparenza di pietra gettata in mare / sbalzata via dalla sabbia per un vulcano di vento".
Il mare è dunque sottinteso, argomento da tenere in conto, nelle espansioni poetiche di Paola Casulli: un riferimento forte, "incommensurabile", come giustamente afferma Salvatore Contessini nella sua dettagliata prefazione. E in questo rapporto "incommensurabile" tra l'anima dell'autrice e il mondo marino, che è poi anche il suo mondo interiore, dove ella assume tutta l'energia vitale, tutto l'impeto che la proietta verso la solarità del mondo esterno, Paola ritrova il senso del creato, o almeno un equilibrio, anche temporaneo, che le giustifichi il solito banale lavorio giornaliero, o la cosiddetta piatta quotidianità. Ecco dunque il perché del titolo: "Sartie, lune e altri bastimenti": sartia è il legame allegorico, ineluttabile, alla terra, intesa in tutta la sua materialità e regolarità sociale; luna è simbolo di nostagico amore; bastimenti è l'allegoria del viaggio, il desiderio di intraprendere nuove rotte per nuovi orizzonti di luce. Ma il sottotitolo è ancora più interessante e impegnativo: "Poesie di isole e di amori": ed è qui il nocciolo del sentimento poetico della Casulli, proprio in questa definizione. La solitudine è un precario miscuglio di emozioni contrastanti, la consapevolezza dell'abbandono della carne in un oceano sconfinato, dove la speranza-Dio-amore è l'ultima spiaggia: "Il mondo attende tutti l'alta marea del distacco. Prima o poi, sarà posato lì, sul disordine di ombre che si allungano; fermiamo il piede nell'ora puntuale della tempesta. Noi, assorbiti dalla fissità dell'oceano. A commuovere Dio oltre la carne." (pag 40).
Insomma, ancora una volta è l'amore, sentimento inteso nel più ampio significato, che muove la nave (i "bastimenti") in lungo e in largo, per la vastità del mare, toccando sponde e spiagge, raggiungendo e riappropriandosi delle isole-solitudini abitate da un'umanità "legata" con robuste "sartie" all'inderogabilità della terra, sotto i raggi di una luna romantica e ispiratrice. Ed è veramente questo l'amore che anima e appassiona la nostra autrice:  È festa di labbra / dove la rena si posa in traduzioni saline. / L'anima in puro desiderio di te / sospende le brume nostalgiche / al di là del tutto il temporaneo Poi" (pag. 17). Ma traspare anche molta amarezza, una sorta di rimpianto o di rassegnata consapevolezza dell'irraggiungibilità della meta: "Cosa ci rende nostalgici? / Distanziati sul nostro promontorio / ciascuno con i piedi fuori dalla marea / a sentirci salvi ma opachi / senza l'onda che, pur ferendoci, / ci avrebbe portati via / ad infilare il volto sotto l'acqua e lì dormire / sotto le profondità. / E ci sono voci non malignità, / a bere il fondale fino all'ultimo addio." (pag. 16). E ancora: "Chissà com'è l'attesa di un incontro / quello spostamento / come mancanza di definizione. / Si perde dietro un tornante la voglia di te. / - Basterà oppormi ai tuoi no - / per ricucire la tenerezza di una città / sui fianchi in attesa del mio divenire. / Conosciamo le solitudini / - Ci sopravviveranno – " (pag. 44).
Un libro, quest'ultimo della Casulli, che a leggerlo si è condotti per mano in un universo fluido e nello stesso tempo denso di riflessioni, di considerazioni sull'intimo ma che si allargano a tutti, perché il pensiero di uno (dell'autrice) è condivisibile in generale, e il lettore stesso, "sostituendosi" emozionalmente all'autrice, fa propria la storia e l'avventura, l'idea e l'immagine, il desiderio e l'amarezza, insomma il viaggio della vita.
Anche lo stile, la modalità della composizione poetica, si uniforma al contenuto: nessun titolo è dato ai brani poetici della raccolta, ma soltanto una citazione-esergo in corsivo all'inizio di quelle che potremmo definire sezioni, ma che in sostanza hanno il pregio di "riassumere" in pochi versi ben centrati e illuminati il dire poetico della Casulli: autrice, poetessa, di sicuro spessore nell'attuale panorama poetico italiano.

Paola Casulli, "Sartie, lune e altri bastimenti", Edizioni La Vita Felice, Milano, 2017, Collana Agape; prefazione di Salvatore Contessini.

G.V.

15/9/17


1 commento:

  1. Ho letto or ora la tua precisa, lunga e direi amorevole recensione al mio libro. Hai scritto con la sapienza del critico preparato e puntuale ma anche con la passione che ti spinge da anni a leggere e a scrivere poesia. E, non ultimo, hai scritto con quella conoscenza che hai di me da anni e anni di sincera amicizia. Apprezzo e ammiro quindi il tuo lavoro sulla mia poesia per tutti questi motivi e il mio grazie, per questo dono inaspettato e meraviglioso, ti arrivi dal profondo del cuore. Hai colto uno degli aspetti che più mi sta a cuore in questa, un po' sofferta, silloge. Il mio rapporto con Dio e la sua spesso insondabile volontà. Il mare qui descritto, infatti, rappresenta la profondità di una teologia che, lungi dall'essere compresa a fondo, richiede agli uomini il così detto atto di fede, ma non solo. Richiede lo sforzo di un chiedersi ininterrottamente chi siamo e dove andiamo (la luna e i bastimenti), senza stupirsi se le risposte non arrivano sempre e comunque. Il vivere nel viaggio della conoscenza è l'unico vivere che valga davvero la pena affrontare. Grazie a Pino, carissimo amico ed eccezionale poeta. Che da sempre si adopera per la divulgazione della poesia, affinché tutti possano con Lei sentirsi meno soli e dispersi nel mare delle solitudini.
    PAOLA CASULLI

    RispondiElimina

Il II Volume dell'Antologia "Transiti Poetici"

CIRCOLO DELLE VOCI, Vol. I°

"Gusti di...versi", Ristorante Albergo dei Baroni, Sant'Anastasia (Na), 13 marzo 2015

La mostra "Il respiro della materia / I colori dell’anima"

Due poesie di Gerardo Pedicini

L’ombra del tempo

(per Sergio Vecchio


L’ombra del tempo

è ferma alla tua porta

e tra i rami

vigila la civetta,

cara agli dei.

Nel silenzio della notte

avanza il giorno tra le spine

e il vento rode

le vecchie mura sibarite

intrise d’acqua e di memorie.

Dorme nel profondo la palude:

il Sele discende lento fino al mare

e svuota le tombe dei sacrari.

Ora è l’antica Hera,

ora è Poseidon a indicarti il cammino.

Alla deriva del vento

il tuo passo di lucertola

è rapido volo d’uccello.

Sotto la tettoia scalpita il treno

sugli scambi e rompe le stagioni

nel vuoto delle ore.

Nel laboratorio acceso di speranze

resti tu solo a sorvegliare

il perimetro antico delle mura

mentre vesti d’incenso i tuoi ricordi

tracciando sul foglio linee d’ombra.

***

I segni della storia

(ad Angelo Noce)


Cinabro è il fuoco dei ricordi:

passano rotte di terre nella mano

e sfilano i segni della storia.

Ombre e figure

alzano templi alla memoria.

Nell’antico corso del mare

si sospende la luce del giorno.

È un sogno senza fine.

Transita il tempo da un foglio all’altro

e incide in successione

ciò che già fu, ciò che sarà

nella tenue traccia del tuo respiro.

(Gerardo Pedicini)

Il libretto "I Poeti della rosa"