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domenica 16 luglio 2017

L'enigma cosmico di Giuseppe Meluccio

"Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera." Così ci illuminava Salvatore Quasimodo con i tre versi tra i più sibillini, e nello stesso tempo colmi di una verità filosofica ineccepibile, di tutta la produzione poetica dell'ultimo novecento. E se il nostro grande poeta di Modica ha voluto concentrare e sintetizzare la problematica della vita, della quotidianità, nella naturale allusione ad una fine materiale, naturale ed umana, ineluttabilmente prossima, indicandoci più o meno velatamente che la solitudine dell'uomo, pur corroborata da istanti fuggevoli di luce, di ricercata felicità, è destinata comunque a rimanere tale fino al termine della vita, ci possiamo chiedere se esistano altre considerazioni, di natura diversa e magari più scientifiche, che portino alle medesime conclusioni. E allora cito: "Ognuno è una retta / in questo intricato fascio improprio / e l'invisibile vettore supremo / conduce inesorabilmente / agli immensi abissi cosmici / del perché".
Sono questi i versi tratti da "Funzioni pedagogiche di sesto grado" (pag. 19) e riportati in quarta di copertina, del giovane poeta Giuseppe Meluccio, autore del libro "L'enigma cosmico", Opera Prima, Edizioni La Vita Felice, diretta e curata da Rita Pacilio. Giuseppe Meluccio, che vive nel nolano, è anche lui uno studente dell'ultimo anno del Liceo Scientifico Medi di Cicciano, e frequenta come Ilaria Vassallo, di cui abbiamo già parlato, il Laboratorio di poesia di Carlangelo Mauro.
Giuseppe Meluccio mutua dunque dal mondo scientifico, e in particolare dalla fisica e dall'astrofisica, il suo ideare poetico, basando il suo dettato e persino il suo stile, su un linguaggio che è proprio di quel mondo, di quella realtà. Ecco perché allora i due filoni, quello psicologico e umanistico di Quasimodo, e quello scientifico del Meluccio, si incontrano alla fine, si inverano ambedue sul punto di congiunzione del grande Mistero della Vita e del Creato.
E' una modalità diversa, naturalmente, quella di Giuseppe Meluccio, come quella di tanti altri poeti (ad esempio Bruno Galluccio, tanto per citare un nostro grande contemporaneo, autore peraltro dell'ottima postfazione al libro) che prediligono la via scientifica per esprimere i loro pensieri e persino la loro filosofia di vita in "caratteri" poetici, con versi che solo apparentemente hanno un'oscurità dovuta ai termini e al linguaggio, ma che colpiscono e coinvolgono indubbiamente per la loro profondità e contenuto. Si parte da lontano, magari dai confini dell'universo, persino dai buchi neri, oppure si parte dal profondamente piccolo, dagli atomi e dai bosoni di Higgs, dalle ultime teorie quantistiche e relativistiche, per giungere in fondo a che cosa? Al mistero della vita e dell'esistenza: "Ognuno sta solo sul cuore della terra, trafitto da un raggio di sole, ed è subito sera!"... Appunto!
Ma veniamo più nel dettaglio all'"Enigma cosmico" di Giuseppe Meluccio. Un progetto corposo, intenso, ben strutturato, dove sicuramente troviamo anche l'impronta di una organizzazione letteraria sopraffina e competente, quale quella della Casa Editrice La Vita Felice e della curatrice della Collana Opera Prima Rita Pacilio, autrice anche della prefazione. Il libro infatti è stato "amato", seguito ed accompagnato fino alla sua realizzazione, come del resto è abitudine della casa Editrice, perché è un progetto validissimo e meritevole di essere pubblicato e diffuso. Sei sono le sezioni del libro, nelle quali il giovane autore ha voluto esprimere le sue idee poetiche con altrettante sei diverse coloriture, se così vogliamo dire, ma nulla togliendo alla continuità e alla compattezza del dialogo. "Palingenesi", "Inflazione", "Contrazione", "Ecpirosi", "Frammentazione", "Apocatastasi", sono dunque i sei comparti, il cui titolo rimanda ad altrettante voci scientifico-filosofiche: termini spiegati con perspicacia in una nota-glossario in appendice al libro, insieme ad altre definizioni non di uso comune ma appartenenti al mondo scientifico (e questa è stata davvero una idea luminosa, perché offre la possibilità anche al lettore meno acculturato su certi argomenti strettamente scientifici, di ampliare nel razionale la sua impressione interpretativa di primo acchito).
L'"Enigma cosmico" ha dunque ripercussioni, se così vogliamo dire, nella filosofia della quotidianità, nella vita e nei problemi di tutti i giorni: è una trasposizione dal grande mistero cosmico che ha dato inizio al tutto, alle minime (ma non per questo meno determinanti) condizioni umane: "Una debolezza ho: questa. / Questa parola che non pensa, / che non si infutura, / che non si fa umanizzazione dell'universo, / che non si fa scienza. / Perché in verità, in verità / sappiamo tutti che (più che umani) / siamo scienziati." (pag. 17). E' qui il dramma sottinteso dall'autore, e cioè che a tutti i costi si vuol dare una spiegazione scientifica e razionale all'esistenza, all'"enigma cosmico", quando poi sarebbe necessario, in misura maggiore, ascoltare il lato umano e spirituale del mistero per estrinsecarlo.
"Tutto / inviolabile / cubo cupo / devastante / tutto / E noi / buchi trafelati / in vitale attesa / di essere otturati / dal nulla" (pag. 23), leggiamo ancora; una "chiusura" devastante, denotata anche dalla presenza della vocale "u" (cubo cupo, tutto…), è ancora la constatazione di un universo enigmatico che tentiamo di spiegarci, ma che che ci implode dentro in tutta la sua complessa indeterminazione.
Un libro complesso e intelligente, perché il linguaggio e addirittura le argomentazioni scientifiche utilizzate dal Meluccio per spiegare e spiegarsi in qualche modo il mistero del cosmo e della vita, riportano senza dubbio, e anche in modo veramente poetico, all'intramontabile chiedersi "perché siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare".


Giuseppe Meluccio, "L'enigma cosmico", La Vita Felice Edizioni, 2017, Collana Opera Prima diretta da Rita Pacilio. Prefazione di Rita Pacilio, postfazione di Bruno Galluccio.

G.V.
16/7/2017

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e svuota le tombe dei sacrari.

Ora è l’antica Hera,

ora è Poseidon a indicarti il cammino.

Alla deriva del vento

il tuo passo di lucertola

è rapido volo d’uccello.

Sotto la tettoia scalpita il treno

sugli scambi e rompe le stagioni

nel vuoto delle ore.

Nel laboratorio acceso di speranze

resti tu solo a sorvegliare

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***

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si sospende la luce del giorno.

È un sogno senza fine.

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