Taccuino Anastasiano è il proseguimento del Blog "Circolo Letterario Anastasiano", con il quale rimane comunque collegato (basta cliccare sul logo del CLA).
Sarà questo un blog essenzialmente dedicato alle recensioni, alle notizie letterarie, alle presentazioni di libri ed agli appuntamenti ed incontri relativi al nostro territorio vesuviano, e non solo: dedicheremo spazio a tutte le notizie interessanti che ci giungeranno, con lo scopo di fornire valide informazioni culturali e spunti di riflessione su temi di carattere poetico e letterario in generale.
Buona lettura e buona consultazione.

lunedì 2 ottobre 2017

Nasce il "London Park Letterario"

Parte una nuova rassegna letteraria a Sant'Anastasia: il London Park Letterario. Si tratta di una serie di incontri letterari che si svolgeranno presso il London Park Bar Pub Birreria di Sant'Anastasia, in Via Libero Grassi, grazie all'ospitalità e attiva collaborazione dell'intero Staff del London Park, e in particolare di Silvia Ciccarelli, nipote del poeta Natale Porritiello, recentemente scomparso in un tragico incidente. La serie di incontri sarà infatti dedicata al "Poeta del cuore", come amava definirsi (Memorial Natale Porritiello), iniziando ciascun incontro con la lettura di una sua poesia.
L'organizzazione degli incontri è affidata al Circolo Letterario Anastasiano di Giuseppe Vetromile, il quale, oltre allo Staff ospitante, si avvarrà della collaborazione di altre Associazioni (come ad esempio l'Associazione Arte e Saperi di Rita Pacilio), e di poeti e operatori culturali del territorio.
Ciascun incontro, in linea di massima, prevederà la presentazione di uno o due Autori, intermezzi musicali e breve reading di poesie.
Il London Park è un parco pubblico, aperto a tutti. Si trova a poca distanza dalla stazione della Circumvesuviana di Sant'Anastasia, linea Napoli Sarno. Ambiente gradevolissimo, con prati e tavolini all'esterno e all'interno in caso di cattivo tempo. Il servizio bar e paninoteca è sempre disponibile.
La "Casa della Poesia di Sant'Agata de' Goti", associazione ideata con il contributo di Natale Porritiello, sarà il riferimento principale di questa e delle future attività letterarie che si svolgeranno a Sant'Anastasia e presso il London Park in particolare, con il patrocinio del Comune di Sant'Anastasia e di altri Comuni del territorio campano.
Il primo incontro del London Park Letterario è programmato per giovedì 19 ottobre 2017, alle ore 18. Sarà presentato il libro di poesie "Sartie, lune e altri bastimenti" di Paola Casulli, Edizioni La Vita Felice di Milano. Seguirà reading di poesie.


2/10/17

lunedì 18 settembre 2017

"E la luna sta a guardare": un incontro poetico-musicale in ricordo di Natale Porritiello

Venerdì prossimo, 22 settembre, alle ore 18 presso il London Park Bar Pub Birreria di Via Libero Grassi a Sant'Anastasi (Na), sarà ricordato il nostro caro amico poeta Natale Porritiello, con un incontro di poesia e musica dedicato alla sua memoria.
L'evento, intitolato "E la luna sta a guardare", è organizzato da "La Casa della Poesia di Sant'Agata de' Goti" (da Lui fondata), in collaborazione con il Circolo Letterario Anastasiano di Giuseppe Vetromile, l'Associazione "Arte e Saperi" di Rita Pacilio e il London Park, con il patrocinio del Comune di Sant'Anastasia.
I Poeti invitati, dopo le presentazioni di Silvia Ciccarelli e di Giuseppe Vetromile che condurranno la serata, leggeranno una o due poeie in omaggio e in memoria del nostro compianto Amico, tragicamente scomparso il 10 luglio scorso per un banale incidente stradale.
L'incontro sarà allietato dagli intermezzi musicali e canori di Silvia Ciccarelli e di Ciro Corcione.
Ingresso libero, open bar a disposizione del pubblico.

venerdì 15 settembre 2017

Il caleidoscopico mondo marinaro di Paola Casulli in "Sartie, lune e altri bastimenti"

È indubbio che il mare è una delle principali fonti ispirative per un poeta. Mare inteso nel senso più ampio, includendo tutto un mondo che con esso ha legami e riferimenti: navi, quindi, bastimenti, ma anche isole, promontori, lagune, e, soprattutto, navigatori e naviganti.
Il senso del mare, la sua vastità azzurra, l'indefinita apertura che esso suscita negli animi più sensibili, il desiderio di solcarlo fino a quella lontana e asintotica linea dove il cielo si congiunge con esso, il profumo di salsedine che emana, il sole e la luna che s'incastonano nel suo cielo, il primo di giorno e la seconda di notte, risveglia in noi un senso di appartenenza forte, non privo di un certo timoroso rispetto e di meraviglia, nei confronti di un mondo che appare giustamente equilibrato, dove nulla è dato al caso ma tutto s'incastra magnificamente in un mosaico i cui confini trascendono persino l'umana comprensione.
Non possiamo fare a meno del mare. Che sia una strada immensa e colma di inganni e di sorprese, come la rotta seguita da Ulisse per raggiungere la sua Itaca, o che sia il mezzo più opportuno per convalidare le proprie teorie di carattere geografico, come il viaggio di Colombo verso le "sue" Indie, o che sia il desiderio di spogliarsi di tutte le cose futili e rimanere da soli al cospetto delle stelle e del silenzio rigeneratore, come le traversate in solitario, il mare è elemento di vita e di vitalità da cui non si può prescindere.
E i Poeti cantano la sua azzurrità, la sua possanza e la sua immensità: specchio del cielo da cui nascemmo e nel quale ben volentieri nuovamente ci immergiamo.
Paola Casulli è tra questi poeti che hanno con il mare, inteso nel senso più ampio, un rapporto intimo, con un continuo, amorevole e imprescindibile sguardo rivolto a quel mondo, da cui ne trae vigore, colori, profumi, sogni, vitalità. Non per nulla la nostra brava autrice è nata ad Ischia, l'antica Pitecusa, prima colonia greca, fonte di ricordi e di nostalgie di avventure per Paola, tanto da farle realizzare una sua iteressante raccolta dal titolo Phitekoussai, racconti di un'isola (Kairos Edizioni, Napoli), sua seconda opera in ordine di tempo.
Ma "Sartie, lune e altri bastimenti", titolo alquanto emblematico di questa sua recente raccolta, è altra cosa. Qui il mare non è proprio quello di Ischia, o non soltanto quello, bensì rappresenta lo sfondo naturale del pensiero poetante della Casulli, uno sfondo dove l'elemento liquido è preminente, ma non soltanto quello: vi è infatti, in questa sua opera molto gradevole, un'apertura a visioni di mondi intimi, a introspezioni di carattere sociale, a reminescenze personali e a nostalgie di luce e di amore. La materia, anzi la materialità delle cose, si svapora nel canto delle sue poesie, ed ogni cosa, ogni immagine, ogni ricordo, ogni speranza, diventa fluida e osmoticamente assorbita dal cuore dell'autrice, accettandone i motivi esistenziali, le mille domande, le infinite possibilità. "Non sono che materia ficcata nella terra – ella afferma nei versi di pag. 28 – guerriera che apre le braccia alla storia / e divento trasparenza di pietra gettata in mare / sbalzata via dalla sabbia per un vulcano di vento".
Il mare è dunque sottinteso, argomento da tenere in conto, nelle espansioni poetiche di Paola Casulli: un riferimento forte, "incommensurabile", come giustamente afferma Salvatore Contessini nella sua dettagliata prefazione. E in questo rapporto "incommensurabile" tra l'anima dell'autrice e il mondo marino, che è poi anche il suo mondo interiore, dove ella assume tutta l'energia vitale, tutto l'impeto che la proietta verso la solarità del mondo esterno, Paola ritrova il senso del creato, o almeno un equilibrio, anche temporaneo, che le giustifichi il solito banale lavorio giornaliero, o la cosiddetta piatta quotidianità. Ecco dunque il perché del titolo: "Sartie, lune e altri bastimenti": sartia è il legame allegorico, ineluttabile, alla terra, intesa in tutta la sua materialità e regolarità sociale; luna è simbolo di nostagico amore; bastimenti è l'allegoria del viaggio, il desiderio di intraprendere nuove rotte per nuovi orizzonti di luce. Ma il sottotitolo è ancora più interessante e impegnativo: "Poesie di isole e di amori": ed è qui il nocciolo del sentimento poetico della Casulli, proprio in questa definizione. La solitudine è un precario miscuglio di emozioni contrastanti, la consapevolezza dell'abbandono della carne in un oceano sconfinato, dove la speranza-Dio-amore è l'ultima spiaggia: "Il mondo attende tutti l'alta marea del distacco. Prima o poi, sarà posato lì, sul disordine di ombre che si allungano; fermiamo il piede nell'ora puntuale della tempesta. Noi, assorbiti dalla fissità dell'oceano. A commuovere Dio oltre la carne." (pag 40).
Insomma, ancora una volta è l'amore, sentimento inteso nel più ampio significato, che muove la nave (i "bastimenti") in lungo e in largo, per la vastità del mare, toccando sponde e spiagge, raggiungendo e riappropriandosi delle isole-solitudini abitate da un'umanità "legata" con robuste "sartie" all'inderogabilità della terra, sotto i raggi di una luna romantica e ispiratrice. Ed è veramente questo l'amore che anima e appassiona la nostra autrice:  È festa di labbra / dove la rena si posa in traduzioni saline. / L'anima in puro desiderio di te / sospende le brume nostalgiche / al di là del tutto il temporaneo Poi" (pag. 17). Ma traspare anche molta amarezza, una sorta di rimpianto o di rassegnata consapevolezza dell'irraggiungibilità della meta: "Cosa ci rende nostalgici? / Distanziati sul nostro promontorio / ciascuno con i piedi fuori dalla marea / a sentirci salvi ma opachi / senza l'onda che, pur ferendoci, / ci avrebbe portati via / ad infilare il volto sotto l'acqua e lì dormire / sotto le profondità. / E ci sono voci non malignità, / a bere il fondale fino all'ultimo addio." (pag. 16). E ancora: "Chissà com'è l'attesa di un incontro / quello spostamento / come mancanza di definizione. / Si perde dietro un tornante la voglia di te. / - Basterà oppormi ai tuoi no - / per ricucire la tenerezza di una città / sui fianchi in attesa del mio divenire. / Conosciamo le solitudini / - Ci sopravviveranno – " (pag. 44).
Un libro, quest'ultimo della Casulli, che a leggerlo si è condotti per mano in un universo fluido e nello stesso tempo denso di riflessioni, di considerazioni sull'intimo ma che si allargano a tutti, perché il pensiero di uno (dell'autrice) è condivisibile in generale, e il lettore stesso, "sostituendosi" emozionalmente all'autrice, fa propria la storia e l'avventura, l'idea e l'immagine, il desiderio e l'amarezza, insomma il viaggio della vita.
Anche lo stile, la modalità della composizione poetica, si uniforma al contenuto: nessun titolo è dato ai brani poetici della raccolta, ma soltanto una citazione-esergo in corsivo all'inizio di quelle che potremmo definire sezioni, ma che in sostanza hanno il pregio di "riassumere" in pochi versi ben centrati e illuminati il dire poetico della Casulli: autrice, poetessa, di sicuro spessore nell'attuale panorama poetico italiano.

Paola Casulli, "Sartie, lune e altri bastimenti", Edizioni La Vita Felice, Milano, 2017, Collana Agape; prefazione di Salvatore Contessini.

G.V.

15/9/17


giovedì 7 settembre 2017

Al via l’undicesima edizione del Premio Prata “La cultura nella Basilica”

XI edizione 2017
LA CULTURA NELLA BASILICA
Sabato 16 Settembre, ore 19.30
Basilica Paleocristiana della SS. Annunziata
(Prata P.U. Avellino)

L’evento ha ricorrenza annuale e, col tempo, è riuscito a porsi all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale e internazionale tanto da essere inserito nei circuiti di rete del sito dell’UNESCO. La cerimonia di premiazione della undicesima edizione si terrà Sabato 16 Settembre, alle ore 19.30. Cornice e cuore pulsante dell'evento è la Basilica Paleocristiana della SS. Annunziata, uno dei luoghi di culto più antichi del Meridione e sede di attività religiose anche in epoca pagana; il Premio Prata, infatti, nasce innanzitutto per valorizzare questa meravigliosa testimonianza del passato, capace di emozionare ancora oggi con la sua bellezza. A condurre la manifestazione, come di consuetudine, saranno Gigi Marzullo, giornalista RAI, Barbara Ciarcia e Nello Fontanella giornalisti de “Il Mattino”. I saluti saranno affidati al Sindaco di Prata di Principato Ultra  Bruno Petruzziello, a Gianni Festa direttore de “Il Quotidiano del Sud”, a Pierluigi Melillo direttore di Otto Channel. Ospite della serata l’attore Sebastiano Somma. Recital di Paolo De Vito “Quanti passi…” con Gianluca Marino, Giuseppe Musto e Salvatore Santaniello. Il Premio è curato e gestito dall’Associazione Premio Prata con presidente Antonietta Gnerre, vice presidente Armando Galdo. Il Premio si articola in varie sezioni con lo scopo di esaltare il mondo culturale e quello della comunicazione, della ricerca scientifica e dell’impegno civile e sociale.
Riceveranno il Premio Prata 2017: Antonio De Iesu (Questore di Napoli), Rosario Cantelmo (Procuratore Capo della Repubblica di Avellino), Ottavio Lucarelli (Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania),  Fabrizio Filippone (Capo redattore di Studio Aperto), don Maurizio  Patriciello (Parroco e opinionista di Avvenire), Vincenzo Mascolo (Direttore artistico di Ritratti di Poesia), Modestino Di Nenna  (Regista), Andrea Cati (Presidente di Interno Poesia), Massimo Morasso (Poeta), Aurelio Picca (Scrittore e giornalista), Andrea Fabbo (Dirigente medico geriatra), Marika Borrelli (Scrittrice e giornalista). Menzione speciale al Presidente nazionale della Fibes, Peppino Colarusso.

Manifestazioni Collaterali: Gianni Maritati (Giornalista Rai e scrittore), Mario Fresa (Critico letterario e poeta), Wanda Marasco (Scrittrice), Cinzia Demi (Poetessa e critico letterario) riceveranno il Premio nell’ambito delle “Manifestazioni collaterali”. Il cartellone degli eventi sarà disponibile dopo la cerimonia del 16 settembre.


L’Associazione Premio Prata ringrazia per la fattiva collaborazione il parroco Padre Tommaso Violante, il Comune di Prata di Principato Ultra, il Direttore artistico, la giuria “Amici del Premio”, il Comitato dei Garanti, i Presidenti onorari, il Premio giornalistico e letterario Marzani di San Giorgio del Sannio, Associazione Incontri di Civiltà, Associazione La Piccola Cometa, la Fondazione Gerardino Romano di Telese Terme, gli sponsor Antonio Freda  Edil C.o.m., e Azienda Calafè di Petrillo di Prata Principato Ultra, Med Trade Srl di Pratola Serra, Iside s.r.l. (essenza delle erbe) di Venticano. 

Premio Prata, Presidente Antonietta Gnerre, Vice Presidente Armando Galdo, Direttore Artistico Rino Bianchi, Segretario Alfredo Petrillo. Presidente Onorario Claudio Damiani, Presidente Emerito Davide Rondoni.

Giuria “Amici del Premio”
Presidente: Cosimo Caputo. Vice Presidente Enzo Rega.
Giurati: Monia Gaita, Domenico Cipriano, Francesco Filia, Giovanna Pisano, Enzo Parziale, Rita Pacilio, Cinzia Marulli, Melania Panico, Giuseppe Vetromile, Francesco Iannone, Michela Marano, Maurizio Soldini, Rossella Ripa, Assunta Panza.  

Comitato dei Garanti: Felice Casucci, Gianni Festa, Annibale Discepolo, Michela Petrillo, Floriana Guerriero, Paolino Marotta, Paolo Saggese, Licia Giaquinto, Emilia Bersabea Cirillo, Serina Stamegna, Valentina Neri, Giuseppe Freda, Bruno Menna, Alfonso Amendola, Carlangelo Mauro.



venerdì 28 luglio 2017

La "materia grezza" di Aurora De Luca

"Che tu abbia materia grezza, / che tu sia legno di zattera / e saturo di sale vada stupito / a domandar dove andare. / Che tu non abbia ori nello sguardo, / né aquiloni nelle braccia, / ma verità negli occhi / e grazia giù a fondo, / per le strade delle ossa. / Che tu abbia materia grezza / e genuina essenza".
Ecco, partirei da questi versi centrali e fondamentali, sui quali la giovane poetessa Aurora De Luca fonda la sua creatività poetica, per riflettere brevemente su questa nuova opera dell'autrice.
In realtà l'idea di plasmare la materia grezza, in qualche modo, per poterla poi trasformare o addirittura trasfondere in qualcosa di esteticamente bello, non solo, ma anche in qualcosa di utile per se stessi e per la società, che susciti vibrazioni interiori, impressioni che sommuovono la mente e soprattutto il cuore, insomma in qualcosa di "artistico", è sempre stato il sogno dell'uomo "creativo", che poi realizza l'opera: un quadro, una scultura, un brano musicale, un romanzo, un'opera letteraria, una poesia. Dalla chimica dei colori e dalla loro unione, il quadro sul grezzo della tela; dal grezzo del marmo o del bronzo, la scultura sopraffina; dal grezzo delle parole, unite tramite una struttura idonea e mai ripetitiva, sempre originale, la poesia!
Conobbi Aurora De Luca in occasione di un premio letterario importante, e poi ancora, successivamente, sempre nell'ambito di una premiazione di un altro concorso altrettanto noto; lei era molto giovane, ma già si distingueva dagli altri coetanei che frequentavano il difficile percorso poetico e letterario, per il suo dire incisivo e nello stesso tempo dolce e determinato. Il suo curriculum letterario è pertanto ben nutrito e tantissime sono le iniziative e le pubblicazioni in cui figura.
Questa sua "Materia grezza", ultima pubblicazione che ho avuto il piacere di leggere, primo premio Minturnae XXXIX edizione e primo premio poesia edita al Città di Mesagne del 2016, merita un encomio particolare per l'originalità e la schiettezza della sua voce poetica. Si tratta di una raccolta omogenea e continua, priva di suddivisioni in sezioni o comparti, il che conferisce all'opera la giusta compattezza e fluidità, caratteristiche importanti in un progetto poetico di ampio respiro, dove l'autore, o l'autrice in questo caso, tende ad esaudire e completare tutto il suo pensiero.
E dunque Aurora De Luca parte da questa idea del grezzo, dell'informe, del primordiale, direi quasi del disordine, per giungere, o perlomeno tentare di giungere, a forme decise e precise di enunciati lirici, a stati d'animo aperti all'amore e alla natura, all'uomo, a riflessioni costruttive e positive, il tutto mediante un verso che è spronante, che è chiaramente modulato dal cuore ed è anelito di apertura al cosmo: "Ci sono raggi di sole / nei gesti di terra e di fango, / dietro alle nuvole. / Ci sono ovunque promesse di vendemmia, / acini che hanno dentro il sapore / dei giorni passati, / dell'inverno bevuto dalle radici." (da "Attimi", pag. 27).
Aurora De Luca raccoglie infatti la vitalità della natura e la trasfonde nel proprio animo, tramite i suoi versi; raccoglie la "materia grezza" ancora inconsapevole della propria potenzialità e la nobilita forgiandone amore e passione su una struttura poetica consona e del tutto aderente allo scopo: "Che noi siamo mossi / da questa primizia euforia, / che infesti e ci invada / le membra di carne, / che le metta a fuoco di vita, / così noi vivi, arsi e bruciati, / ce ne andiamo ignari / camminando nell'inverno, / pieni di luce e di calore e di fiumi odorosi. / Che ci sia in noi questa stupita euforia, / e permanga, / sì, come montagna immobile, / nella sua respirabile seta d'aria." (da "Seta d'aria", pag. 26).
L'amore che rinasce dalla materia grezza, primordiale, del cosmo, si riversa dunque in un "tu" sottolineato, al quale l'autrice sembra rivolgersi; ma è possibile che si tratti di un "riflesso", come argutamente afferma Domenico Defelice nella sua dotta prefazione. Un "tu", un "alter ego" sovente usato da molti poeti per parlarsi, per riflettere su se stessi e stabilire un dialogo proficuo e costruttivo. È quanto fa la nostra autrice in molti testi di questa sua pregevole raccolta: "… E allora ti lascio piccoli ciottoli / a fare da strada, / piccoli, soli, / e cadono dalle mie tasche / senza di me, / ma se tu li segui / è da me che verrai." (Da "È da me che verrai", pag. 37). Una ricongiunzione interiore che, dopo aver tratto vigore e significato dalla "materia grezza", restituisce all'autrice e ai lettori un quadro affascinante ed esaustivo del progetto poetico della nostra giovane poetessa.

Aurora De Luca, "Materia grezza", Genesi Editrice, Torino, 2014. Nota introduttiva di Sandro Gros-Pietro, prefazione di Domenico Defelice, introduzione di Franco Campegiani, postfazione di Sandro Angelucci.

G. Vetromile

28/7/17

domenica 16 luglio 2017

L'enigma cosmico di Giuseppe Meluccio

"Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera." Così ci illuminava Salvatore Quasimodo con i tre versi tra i più sibillini, e nello stesso tempo colmi di una verità filosofica ineccepibile, di tutta la produzione poetica dell'ultimo novecento. E se il nostro grande poeta di Modica ha voluto concentrare e sintetizzare la problematica della vita, della quotidianità, nella naturale allusione ad una fine materiale, naturale ed umana, ineluttabilmente prossima, indicandoci più o meno velatamente che la solitudine dell'uomo, pur corroborata da istanti fuggevoli di luce, di ricercata felicità, è destinata comunque a rimanere tale fino al termine della vita, ci possiamo chiedere se esistano altre considerazioni, di natura diversa e magari più scientifiche, che portino alle medesime conclusioni. E allora cito: "Ognuno è una retta / in questo intricato fascio improprio / e l'invisibile vettore supremo / conduce inesorabilmente / agli immensi abissi cosmici / del perché".
Sono questi i versi tratti da "Funzioni pedagogiche di sesto grado" (pag. 19) e riportati in quarta di copertina, del giovane poeta Giuseppe Meluccio, autore del libro "L'enigma cosmico", Opera Prima, Edizioni La Vita Felice, diretta e curata da Rita Pacilio. Giuseppe Meluccio, che vive nel nolano, è anche lui uno studente dell'ultimo anno del Liceo Scientifico Medi di Cicciano, e frequenta come Ilaria Vassallo, di cui abbiamo già parlato, il Laboratorio di poesia di Carlangelo Mauro.
Giuseppe Meluccio mutua dunque dal mondo scientifico, e in particolare dalla fisica e dall'astrofisica, il suo ideare poetico, basando il suo dettato e persino il suo stile, su un linguaggio che è proprio di quel mondo, di quella realtà. Ecco perché allora i due filoni, quello psicologico e umanistico di Quasimodo, e quello scientifico del Meluccio, si incontrano alla fine, si inverano ambedue sul punto di congiunzione del grande Mistero della Vita e del Creato.
E' una modalità diversa, naturalmente, quella di Giuseppe Meluccio, come quella di tanti altri poeti (ad esempio Bruno Galluccio, tanto per citare un nostro grande contemporaneo, autore peraltro dell'ottima postfazione al libro) che prediligono la via scientifica per esprimere i loro pensieri e persino la loro filosofia di vita in "caratteri" poetici, con versi che solo apparentemente hanno un'oscurità dovuta ai termini e al linguaggio, ma che colpiscono e coinvolgono indubbiamente per la loro profondità e contenuto. Si parte da lontano, magari dai confini dell'universo, persino dai buchi neri, oppure si parte dal profondamente piccolo, dagli atomi e dai bosoni di Higgs, dalle ultime teorie quantistiche e relativistiche, per giungere in fondo a che cosa? Al mistero della vita e dell'esistenza: "Ognuno sta solo sul cuore della terra, trafitto da un raggio di sole, ed è subito sera!"... Appunto!
Ma veniamo più nel dettaglio all'"Enigma cosmico" di Giuseppe Meluccio. Un progetto corposo, intenso, ben strutturato, dove sicuramente troviamo anche l'impronta di una organizzazione letteraria sopraffina e competente, quale quella della Casa Editrice La Vita Felice e della curatrice della Collana Opera Prima Rita Pacilio, autrice anche della prefazione. Il libro infatti è stato "amato", seguito ed accompagnato fino alla sua realizzazione, come del resto è abitudine della casa Editrice, perché è un progetto validissimo e meritevole di essere pubblicato e diffuso. Sei sono le sezioni del libro, nelle quali il giovane autore ha voluto esprimere le sue idee poetiche con altrettante sei diverse coloriture, se così vogliamo dire, ma nulla togliendo alla continuità e alla compattezza del dialogo. "Palingenesi", "Inflazione", "Contrazione", "Ecpirosi", "Frammentazione", "Apocatastasi", sono dunque i sei comparti, il cui titolo rimanda ad altrettante voci scientifico-filosofiche: termini spiegati con perspicacia in una nota-glossario in appendice al libro, insieme ad altre definizioni non di uso comune ma appartenenti al mondo scientifico (e questa è stata davvero una idea luminosa, perché offre la possibilità anche al lettore meno acculturato su certi argomenti strettamente scientifici, di ampliare nel razionale la sua impressione interpretativa di primo acchito).
L'"Enigma cosmico" ha dunque ripercussioni, se così vogliamo dire, nella filosofia della quotidianità, nella vita e nei problemi di tutti i giorni: è una trasposizione dal grande mistero cosmico che ha dato inizio al tutto, alle minime (ma non per questo meno determinanti) condizioni umane: "Una debolezza ho: questa. / Questa parola che non pensa, / che non si infutura, / che non si fa umanizzazione dell'universo, / che non si fa scienza. / Perché in verità, in verità / sappiamo tutti che (più che umani) / siamo scienziati." (pag. 17). E' qui il dramma sottinteso dall'autore, e cioè che a tutti i costi si vuol dare una spiegazione scientifica e razionale all'esistenza, all'"enigma cosmico", quando poi sarebbe necessario, in misura maggiore, ascoltare il lato umano e spirituale del mistero per estrinsecarlo.
"Tutto / inviolabile / cubo cupo / devastante / tutto / E noi / buchi trafelati / in vitale attesa / di essere otturati / dal nulla" (pag. 23), leggiamo ancora; una "chiusura" devastante, denotata anche dalla presenza della vocale "u" (cubo cupo, tutto…), è ancora la constatazione di un universo enigmatico che tentiamo di spiegarci, ma che che ci implode dentro in tutta la sua complessa indeterminazione.
Un libro complesso e intelligente, perché il linguaggio e addirittura le argomentazioni scientifiche utilizzate dal Meluccio per spiegare e spiegarsi in qualche modo il mistero del cosmo e della vita, riportano senza dubbio, e anche in modo veramente poetico, all'intramontabile chiedersi "perché siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare".


Giuseppe Meluccio, "L'enigma cosmico", La Vita Felice Edizioni, 2017, Collana Opera Prima diretta da Rita Pacilio. Prefazione di Rita Pacilio, postfazione di Bruno Galluccio.

G.V.
16/7/2017

mercoledì 28 giugno 2017

La "muta vitalità" di Ilaria Vassallo

La Poesia è tale se travolge l'intera persona quando si trova al cospetto di essa, quando il lettore, per dirla in breve, è totalmente interessato non solo dal significato complessivo del testo poetico, ma anche dai suoni che gli riecheggiano interiormente, dagli scivolamenti oltre il razionale, dall'impeto di una novità che si fa strada nella sua mente e nella sua interiorità: poesia come vera e propria opera d'arte, con la differenza (minima) che ad incantare l'osservatore-lettore sono le parole e ciò che esse veicolano, tutto il bagaglio di sensazioni-emozioni che suscitano.
Ed eccone un bell'esempio. Siamo di fronte ad una vera piacevolissima novità poetica: la voce di una giovane studentessa, Ilaria Vassallo, del nostro territorio campano (vive nel nolano), che finalmente esce, come pochi sanno fare, dai soliti schemi o codici appurati e consolidati di una poesia sentimentale e autoreferenziale, per avventurarsi su linee di confine che pur mantenendo la corposità del testo e un dettato poetico molto significativo e puntuale, dettagliato nei minimi termini come vedremo meglio fra poco, narrano e propongono aspetti e figurazioni nuove o rinnovate: tanto nel contenuto quanto nella forma, improntata ad uno stile di scrittura del tutto personale ed originale.
Leggendo il suo testo, più di una volta, mi viene in mente il realismo terminale di Guido Oldani, che come sappiamo propone una visione diversa del mondo poetico cui siamo abituati, e cioè la "delocalizzazione" del soggetto poetico rispetto all'oggetto: è quest'ultimo che diventa il protagonista del discorso poetico, e non la persona che ne parla. Ora, constatato che questa nuova corrente, o movimento poetico, pensata e fondata dal noto poeta Guido Oldani (si consulti ad esempio l'Antologia "Novecento non più", a cura di Diana Battaggia e Salvatore Contessini, La Vita Felice 2016), non può certamente esplicitarsi in pochissimi righi, e non essendo questa la sede per parlarne, resta però il fatto che Ilaria Vassallo, a mio modesto parere, in molti tratti della sua poetica ne sembra percorrere i dettami: "… cuoio di un orologio, cinturino nuovo, / sostituisce stanotte il metallo stridente, / immaginare che sia quello di tuo / nonno, irrorato di memoria" (pag. 25). E ancora: "un giorno, / in un momento, / forse in paradiso, / o nei purgatori / di diavoli pensanti, / un sasso della strada / che costeggia la campagna / mi chiederà. / ne sono certo. / com'è vivere, / come farlo al meglio, / un consiglio. / ma solo lì l'avrò ascoltato" (pag. 61).
Sono solo due esempi, ma credo che bastino per dare una sia pur minima indicazione sull'aderenza, forse inconsapevole, da parte della giovane autrice al movimento di Oldani. Ma altri tratti originali caratterizzano certamente il dettato poetico di Ilaria, e sono principalmente costituiti da una speciale e sorprendente capacità di frazionare le cose, gli oggetti e i pensieri; uno scendere ai minimi termini, fino alle singolarità oggettive, che sono trattate con distanza e distacco dall'autrice, come se non appartenessero quasi all'io narrante, pur conferendo in esse una vitalità inaspettata, una "muta vitalità", appunto!
Notiamo quindi questa "immersione" dell'autrice nelle cose di tutti i giorni, nei dettagli anche minimi che, con la forza della sua parola poetica, prendono vita quasi autonoma, narrano quasi di sé in prima persona, e l'"io" creativo della poetessa si "trasferisce" in questi frammenti di vita oggettivi, in un puzzle composito ed esteso a tutta l'esistenza. Non è un annichilirsi negativo, bensì un voler osservare al microscopio della mente e dell'arte poetica le situazioni contingenti e le conseguenti aspettative emozionali: "carte lucide di vernice, / che piego tra le dita, / stendo, / strappo, / mentre vi parlo. / carte di caramelle, / che sentono / decollare piano / il tepore / della mia inadeguatezza. / esplicita parola necessaria." (pag. 49).
Risulta ancora evidente la particolare attenzione posta dall'autrice nel concretizzare il suo progetto poetico, utilizzando uno stile di scrittura personalissimo, dichiaratamente fuori dall'usuale, ad esempio evitando i titoli per rendere più omogenea e continuativa tutta l'opera, che è divisa in quattro sezioni giusto per compartimentare la struttura complessiva, come se fossero gli atti di una commedia teatrale. E poi c'è questo io narrante al maschile: una scelta originale e oculata, che, come afferma Rita Pacilio nella sua dettagliata prefazione, "non è gioco estetico, ma squisita simbologia del confine/limite identitario dell'essere umano".
Un'Opera Prima, questa di Ilaria Vassallo, che ha senza alcun dubbio premiato la dura selezione operata da Rita Pacilio che ne dirige la Collana per conto delle Edizioni La Vita Felice. Una selezione attenta ed eseguita con grande competenza letteraria, volta a individuare nuove Voci interessanti, come appunto quella della Vassallo, in un contesto poetico nazionale molto spesso sovrabbondante per quantità ma poco significativo per qualità e originalità.
Il libro, oltre all'approfondita prefazione di Rita Pacilio, è arricchito da una postfazione di Maurizio Cucchi.
Un libro di poesie autentiche, un'autrice giovane ma già sicura di sé, determinata (e da noi incoraggiata) a proseguire il suo itinerario poetico e letterario raffinando vieppiù la propria ricerca e il proprio stile.

Ilaria Vassallo, "Una muta vitalità", La Vita Felice 2017, Collana Opera Prima diretta da Rita Pacilio. Prefazione di Rita Pacilio, postfazione di Maurizio Cucchi.

Giuseppe Vetromile

28/6/17

venerdì 16 giugno 2017

"Inquiete Indolenze", la nuova Antologia di Fermenti

E' da poco uscita la nuova Antologia nr. 11 di Fermenti, dal titolo "Inquiete Indolenze", curata dal poeta e giornalista napoletano Raffaele Piazza.
Il volume si compone dei testi poetici di: Giovanni Baldaccini (interpretazioni onirico-psicologiche), Franco Celenza (analisi interiori tout-court), Bruno Conte (scrittura reinventata), Antonino Contiliano (sperimentazioni magnetiche), Gianluca Di Stefano (trasgressività mordace), Edith Dzieduszycka (trasfigurazioni rarefatte), Marco Furia (filosofizzazioni anti maniera), Maria Lenti (tragiche rievocazioni epocalo-contingenti), Loris Maria Marchetti (amorose sintesi), Dario Pasero (dialetto piemontese, con guide a fronte), Antòn Pasterius (ludismo giocoso), Pietro Salmoiraghi (nichilismo cosmico), Italo Scotti (politicità sociale), Antonio Spagnuolo (distacco rievocativo-sublimato), Liliana Ugolini (misteriose formule ontologiche), Silvia Venuti (grazie e levità trasfigurate), Vinicio Verzieri (connubio di segni e parole da legare e slegare), Giuseppe Vetromile (erotismi esistenziali).
La raccolta antologia è ben curata da Raffaele Piazza, che dedica a ciascun Autore ampio spazio critico e bibliografico.

Un'opera da tenere in grande considerazione.

"Inquiete Indolenze", Antologia nr. 11, Fermenti Editrice 2017, Roma; a cura di Raffaele Piazza; 
pp. 276, Euro 22

G.V.
16/6/17


lunedì 5 giugno 2017

"L'Alfabeto Baudelaire" di Mario Fresa

Poeta chiama poeta: si entra nel mondo dei nostri predecessori che hanno già percorso le felici / sofferenti strade della poesia, si assorbono e si condividono i loro pensieri, le loro ideologie, le loro filosofie, la loro vita… per illustrarla di nuovo, per riportarla a noi, ancora e sempre viva e vivida.
Questo "attingere", come si fa calando un secchio in un pozzo d'acqua sorgiva, al mondo poetico trascorso, può verificarsi anche per la realtà poetica contemporanea. Molto spesso si tratta di "semplici" traduzioni, cioè di versioni in altra lingua di testi e componimenti originali. Altre volte, però, il protagonista, diciamo così, del lavoro di "recupero", non si limita ad una mera traduzione, per quanto raffinata e intelligente, bensì supera il difficile ostacolo della "versione", infondendo nell'opera originale nuova linfa e nuova vitalità, nuovo splendore.
È il caso di Mario Fresa, poeta finissimo, acuto critico letterario, che già da alcuni anni, oltre a scrivere di proprio, si dedica alla "reinterpretazione" di alcuni classici: si veda ad esempio l'ottimo lavoro su Marziale ("Omaggio a Marziale"), su Catullo ("Catullo vestito di nuovo"), su Apollinaire ("In viaggio con Apollinaire"). E dunque, questo recente "Alfabeto Baudelaire" del nostro poeta salernitano, instancabile "restauratore", in un certo senso, degli splendori poetici del passato, si pone certamente sulla stessa linea progettuale, in una veste ancora più ricca ed elegante nella sua sobrietà e serietà.
Si tratta di dodici testi tratti dai "Fiori del Male", l'eterno capolavoro con cui il grande poeta francese ha dato inzio alla modernità della poesia europea, anticipando il decandentismo e introducendo il simbolismo. Mario Fresa ha profuso in quest'opera tutto il suo ingegno letterario, ponendosi al centro del pensiero di Baudelaire ed eseguendone un'interpretazione originale e consona, scegliendo le seguenti poesie: "Benediction" (Benedizione), " À une passante" (A una passante), "Le Vampire" (Il Vampiro), "L'Albatros" (L'Albatro), "Le chat" (Il gatto), "Le mort joyeux" (Il morto lieto), "La musique" (La musica), "Les litanies de Satan" (Le litanie di Satana), "Correspondances" (Corrispondenze), "Spleen" (Spleen), "L'invitation au voyage" (Invito al viaggio), "Le vin des amants" (Il vino degli amanti).
Certamente è un'operazione validissima, che ha richiesto da parte di Mario Fresa uno studio accurato, volto a realizzare una selezione importante, che risultasse pienamente rappresentativa della grande e complessa opera "Les fleurs du Mal": da qui l'indovinato titolo del volume di Mario Fresa: "Alfabeto Baudelaire".
Il volume si presenta con una veste tipografica elegante, grazie anche ai preziosi disegni di Massimo Dagnino, disegni che, come giustamente afferma Davide Cortese nella sua attenta postfazione, sono collegati concettualmente ai testi poetici.
Accogliamo dunque quest'altra opera di grande valore del poeta e critico Mario Fresa, degna di rientrare nel novero delle più intelligenti e ben riuscite traduzioni in italiano del grande poeta francese.

G.V.


Mario Fresa, "Alfabeto Baudelaire", EDB Edizioni, Milano, 2017. Disegni di Massimo Dagnino, postfazione di Davide Cortese.

mercoledì 24 maggio 2017

Voci di Poet-Esse a Bologna

Il Centro Studi Sara Valesio ha organizzato una Tavola Rotonda dal titolo "Voci di Poet-Esse", che si terrà martedì 6 giugno alle ore 16.30 presso San Colombano (via Parigi 5, Bologna), e che vedrà protagoniste autrici di fama internazionale: Barbara Carle, Laura Corraducci, Bernadette Luciano, Tal Nitzán, Rita Pacilio, Francesca Serragnoli, Victoria Surliuga. L'incontro è a cura di Graziella Sidoli.
L'ingresso è libero ed è gradita la presenza di tutti.

Paolo  Valesio
Presidente  Centro Studi Sara Valesio

Museo della Città di Bologna
Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni
Via Manzoni, 2 – 40121 Bologna
www.centrostudisaravalesio.com
centrostudisaravalesio@genusbononiae.it

lunedì 22 maggio 2017

"'E pprete 'e casa mia" di Giovanni D'Amiano a Sant'Anastasia

Si svolgerà mercoledì prossimo 24 maggio, alle ore 17.30, nell'accogliente salone del Centro Sociale Amziani, sempre disponibile per incontri culturali di rilievo, grazie al neo presidente Franco Maione, la presentazione del libro "'E pprete ' casa mia", di Giovanni D'Amiano, Duemme Edizioni.
Si tratta di una corposa raccolta di poesie in dialetto napoletano, tutte dedicate alla vita e all'ambiente contadino, in particolare delle nostre zone rurali (da Volla a Sant'Anastasia); vi sono quindi moltissimi spunti di riflessioni e di approfondimenti, in quanto l'Autore descrive in perfetto napoletano l'autenticità di una realtà ormai quasi dimenticata, con termini, usanze, modi di dire, vocaboli in uso allora e che proprio il libro, grazie ad una poesia scorrevole e chiara, non priva di una certa ironia, riporta fino a noi: valori da recuperare e da tramandare ai nostri figli e alle future generazioni. Un'operazione letteraria colta e intelligente, quella del poeta Giovanni D'Amiano, che ha vissuto in prima persona, da bambino, quella realtà rurale, essendo i suoi genitori di estrazione contadina. Il libro infatti, oltre ad offrirci un dettato poetico in un napoletano perfetto, gradevole e assolutamente aderente alla realtà contadina di cui parla, ha anche il merito di recuperare quegli antichi valori che la modernità ha in qualche modo abbandonato. Il libro riporta anche le traduzione in italiano delle tantissime poesie scritte sui più svariati argomenti e personaggi del mondo contadino di allora, e un ricco glossario di termini e modi di dire, utilissimi per una maggiore comprensione di quella realtà.
Giovanni D'Amiano, nato a Volla e residente a Torre del Greco, ha esercitato la professione di medico pediatra; intensa è stata la sua attività artistica, in particolare nel campo della pittura, avendo realizzato moltissime opere e partecipato a diverse Mostre ed esposizioni; attualmente la sua principale attività è la poesia, in particolare in dialetto napoletano, di cui è apprezzato cultore e specialista. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie, la più recente delle quali è proprio "'E pprete 'e casa mia", un libro che sta ottenendo notevoli successi e lusinghieri apprezzamenti dalla critica e dal pubblico. Ha in preparazione un'altra raccolta poetica.
L'evento è patrocinato dal Comune di Sant'Anastasia, nell'ambito degli incontri programmati e organizzati dalla "Casa della Poesia di Sant'Agata de' Goti" in collaborazione con il Circolo Letterario Anastasiano di Giuseppe Vetromile. Interverranno, oltre all'Autore, il Sindaco Lello Abete e l'Assessore alle Politiche Sociali, Palmarosa Beneduce, mentre Giuseppe Vetromile introdurrà l'ospite e condurrà l'incontro.

Giuseppe Vetromile

20/5/17

martedì 16 maggio 2017

L'Arte nel sociale, una giornata di impegno civile a Napoli

Giovedì prossimo, 18 maggio 2017, alle ore 18, si svolgerà nella storica Basilica di San Giovanni Maggiore, a Napoli, rampe S. Giovanni Pignatelli, un evento di eccezionale rilevanza culturale organizzato dalla professoressa Grazia Paolella, Dirigente scolastico e scrittrice, con il patrocinio della Fondazione Ordine degli Ingegneri di Napoli e del Club per l'UNESCO di Napoli. "L'Arte nel Sociale", questo il titolo dell'evento, una giornata di impegno civile all'insegna delle maggiori arti: musica, poesia, pittura, danza e canto. Contribuirà alla sicura riuscita dell'evento il noto pittore Luigi Franzese con le sue pregiate opere.
Il programma molto ricco di interventi è il seguente:

Introduzione di Grazia Paolella
Saluti di Luigi Vinci Presidente Ordine Ingegneri Napoli
Presentazione della pittura di Luigi Franzese
Giovanni D’Amiano: “Matina ‘e maggio” e “Uocchie ca canosco”
Anna Rita Scognamiglio - Rosario Pignatelli:
“Ritorna vincitor” dall' “Aida” di G. Verdi
Vera D’Atri: “Sulla tessitura delle prove…” e “Nel moto languido dello stupore”
Anna Rita Scognamiglio - Rosario Pignatelli:
“O patria mia” dall' “Aida” di G. Verdi
Bruno Galluccio: “Ci scaldiamo al racconto” e “Il cielo che si ricomponeva…”
Anna Rita Scognamiglio - Rosario Pignatelli:
“In alto mare” da “I vespri siciliani” di G. Verdi
Rita Pacilio: “Era stata già cucita a Mali” e “S’increspa il lago di Nemi”
Anna Rita Scognamiglio - Rosario Pignatelli:
“Santo di Patria” da “Attila” di G. Verdi
Enzo Rega: “Mille e ancora mille” e “Toledo”
Un po’ di Fado …
Coreografia di Andreina De Gregorio
Imma Caro Esposito sulle note di Barco Negro di Amalia Rodriguez
Luigi Trucillo: “Per Ethel Rosemberg” e “I vecchi”
Anna Rita Scognamiglio – Rosario Pignatelli:
“Tu che le vanità” dal “Don Carlo” di G. Verdi
Raffaele Urraro: “… è guerra!” e “Non sono una donna”
Anna Rita Scognamiglio – Rosario Pignatelli:
“In questa reggia da "Turandot" di G. Puccini
Giuseppe Vetromile: “Al canto del gallo” e “ Si sta sempre sotto il cielo”
Per ridere un po’…
Poemetto satirico: “Eccomi qua”
Salvatore Violante: “Mercato in libertà” e “Mentre l’anno arriva in fondo”
Anna Rita Scognamiglio - Rosario Pignatelli:
“Vissi d'Arte" dalla "Tosca" di G. Puccini
Saluti

Rosario Pignatelli: "Va’ pensiero" di G.Verdi

Si tratta come è evidente di un programma molto ricco ed articolato, sicuramente allettante, con un magnifico parterre di artisti, in una splendida location partenopea, che, da sola, già merita!
L'ingresso è libero, è gradita la presenza di tutti.

venerdì 21 aprile 2017

"La Poesia di Parthenope", strutture linguistiche napoletane

Inizierà a metà maggio la nuova rassegna "La Poesia di Parthenope", ospitata dalla ormai attivissima Libreria Mancini, già sede dei noti incontri "Un caffè da Mancini". La nuova rassegna è nata da un'idea di Gennaro Maria Guaccio (presidente dell'Associazione Culturale "I Ponti dell'arte"), che sarà coadiuvato dal poeta Nazario Bruno Napoli e da Giuseppe Vetromile del Circolo Letterario Anastasiano; gli incontri, che si svolgeranno, anche questi, nella Libreria Mancini, sono dedicati esclusivamente al vernacolo napoletano. L'intento principale è quello di creare momenti di aggregazione e di interesse sulla poesia napoletana, con letture, dibattiti, modalità e metodi espressivi. Non un corso o un laboratorio vero e proprio, bensì una luce, un suggerimento che possa in qualche modo suscitare nel pubblico e negli amanti del dialetto napoletano, un desiderio di approfondimento e per migliorare la propria modalità di scrittura in versi.

Il primo incontro è previsto per lunedì 15 maggio, alle ore 17.30. Giuseppe Vetromile coordinerà gli interventi di: Gennaro Maria Guaccio ("La questione linguistica") e di Nazario Bruno Napoli ("Seguendo Iandolo"). Seguirà la lettura e il commento di alcuni testi da parte dei poeti Giovanni D'Amiano, Liliana Palermo, Margherita Savastano e Gaetano Siviero.

Alcuni momenti della riunione preparatoria del 21 aprile presso la Libreria Mancini







venerdì 7 aprile 2017

L'"Inverso ritorno" di Angela Ragusa

Il tema del "ritorno" è sempre stato caro ai Poeti, sin dall'antichità: se non altro per narrare vicende e storie del passato che abbiano coinvolto direttamente o indirettamente gli autori stessi.
Questa nostalgia, questa – direi quasi necessità – di far rivivere il passato, di riportare al presente la storia, i ricordi più significativi, appare evidente nel nuovo libro di poesie di Angela Ragusa, dal titolo "Inverso Ritorno", edito da Giovanna Scuderi di Avellino. Il titolo, come sovente accade, sia in poesia che in narrativa, vuole essere in un certo qual modo un'indicazione sintetica ed efficace dell'argomento trattato, del progetto che si intende proporre. Qui non abbiamo però un semplice ritorno, ma un "inverso ritorno", titolo apparentemente enigmatico, perché denoterebbe un ritorno al contrario, cioè non specificatamente un abbandonarsi al semplice ricordo di cose e di storie ormai trascorse, bensì un vero e proprio recupero, una trasposizione nel presente, un'attuazione reale e realistica della memoria, quasi come se fosse vissuta, o meglio rivissuta, nel presente.
Non si tratta quindi di ricordare semplicemente: non un semplice nostos, ma un vero e proprio disegno che prende forma nuovamente, la storia o le storie di un tempo che, grazie alla magia dei versi di Angela Ragusa, riprendono vita e vitalità. Un ritorno "dalle origini", quindi, e non un ritorno "alle" origini. Ecco quindi che si potrebbe dare un senso al titolo della raccolta, titolo che è denso di significati e racchiude a mio parere molto bene tutto il progetto poetico dell'autrice. E in effetti è lei stessa ad affermarlo, nella prima poesia del libro dal titolo omonimo, quando dice: "Assaporare di nuovo il gesto perduto / nell'appropriarsi di un luogo che culla / ritorna a dondolare nel dubbio se è meglio / spogliare la memoria di ciò che d'antico / ancora risuona nell'alveo del cuore / o lasciare che il sole s'affretti ogni giorno / a tingere di oro facciate di chiese, / incastonate su greche colonne / issate a vanto di una vecchia genìa…". E' proprio in questi versi che traspare in pieno il desiderio e l'idea creativa di riportare al presente, in un inverso ritorno, appunto, il sapore dell'origine, della culla, o altrimenti abbandonare e distaccare il ricordo, quei ricordi, che tanto hanno contribuito e nutrito la sua origine: un dilemma, un dubbio che si può risolvere annotando e scrivendone per riportare in avanti, qui al presente, quel mondo, quella realtà passata, quelle emozioni.
E' anche sotto questo aspetto che la nostra Autrice si immedesima nella figura del migrante: nessun’altra situazione può infatti riferirsi al nostos, al ritorno, di quella del migrante, in ogni epoca e in ogni contesto sociale: memore dei grandi sacrifici e delle abnegazioni che questo fenomeno storico comporta, e ha sempre comportato, Angela giunge a comporre dei versi bellissimi che dicono: "Migrante è l'uomo di se stesso, / nel Nostos è la sua utopia. / Sacca colma di nulla il suo fardello. / Ogni giorno si appresta al mare / e come pescatore tra le reti / cerca la sua chimera".
E non poteva mancare, nel progetto poetico tematico di Angela Ragusa, il fondamento di tutti i ritorni, il principale riferimento di ogni nostos, su cui si accolgono e si distendono i ricordi: il mare, mondo azzurro e infinito, che è e sarà sempre teatro delle vicissitudini dei migranti di ogni epoca, dei navigatori in ogni senso. E a questo proposito i versi di Angela in “Ritorno al mare”: “Di salsedine riveste la mente lasciata nei luoghi / sabbie dorate, a ritrovar quell’orme / il mare le avrà inghiottite, tempesta di notte, / lampeggiando solitari scogli d’inverno".
Angela Ragusa ha quindi realizzato un’opera in versi davvero importante e senza dubbio completa, in quanto basandosi sul tema dell’attualizzazione della memoria, del nostos, prende in considerazione in modo ampio non soltanto la parte strettamente legata ai suoi ricordi personali, ma anche i risvolti geografici, storici, sociali che hanno implicato e che implicano la sua esperienza trascorsa nella sua terra d’origine, dalla nascita fino al suo trasferimento in Campania, a Montesarchio, città in cui ora ella vive ed opera. Leggiamo ad esempio in “La notte di Aretusa”, che ci richiama alla memoria la bellissima Fonte del lago di Ortigia, a Siracusa, cantata anche da Quasimodo… “…L’universo che si insinua nell’abbraccio / che pare lago, le ellissi e le comete, / un cosmico silenzio nella notte di Aretusa. / Alla fonte, sono cascate lingue rosse / di buganvillee arrampicate e batuffoli / ad incipriar le gote, fiocchi di papiro / verde a solleticar la luna.”….
E ancora, in “La ginestra di Salina”: “Scivola tra i pendii la ginestra. / Solitaria di giallo risplende. Come il sole. / Sciara di lava il suo letto, ora freddo ora nero / che la calura del giorno arroventa / e fa brillare di ferroso scintillio…
Ma il maggior coinvolgimento della nostra brava autrice nel tema del ritorno, in questo suo libro, è costituito a mio avviso dalle esperienze personali, dal suo intenso e indimenticato vissuto in terra di Sicilia, che ella riporta a noi qui nel presente, rendendoci partecipi di emozioni intense e straordinarie. Non si tratta sempre di ricordi gioiosi, purtroppo, come nel caso della poesia “Fiore, sbocciavi..”, in cui con versi accorati e intensi la nostra autrice ricorda episodi molto tristi del nonno: “… Bambina costretta a ceder quel letto / che in cinque anni di guerra era stato / culla di te e della mamma, fiato con fiato. / Un estraneo che arriva a dettare una legge / del padrone che scorda di essere padre / e che in ginocchio costringe a lavare i suoi piedi.”… E quindi, generalizzando in un quadro di mesta sottomissione in cui la donna era immersa in Sicilia, e non lì soltanto!, nei versi successivi leggiamo: “E tante le cose che ancor mi racconti del tempo / in cui la femmina muta doveva restare / nella Sicilia dei neri mantelli e degli sguardi abbassati”…
E ancora il ricordo della nonna, nella bellissima lirica “Via Gioberti”, dove accanto alla sua figura rivivono angoli e scorci della sua città: “Ti ritroverò tra quei gesti antichi, / nelle strade che furono gioco, / agli angoli incrinati di quelle terrazze / cocenti al sole dei miei ricordi. / Nelle sere d’estate, il vociare dei bimbi, / e tu che seduta, fissavi l’intreccio / che il filo di seta componeva al telaio”…
Una raccolta poetica compatta, che si legge e si fa leggere dalla prima all’ultima poesia senza difficoltà ma con grande piacere, perché fluida e senza interruzioni. Il libro infatti non è diviso in  sezioni o capitoli. Tutto l’universo poetico del ricordo, della rivisitazione, della riproposta, è evidente in questa recente raccolta di poesie che, come afferma giustamente anche l’illustre prefatore, prof. Franco Martino, sono altamente liriche e profuse di una musicalità e di un ritmo veramente considerevoli. L’efficacia del dettato poetico è tale, poi, da riprodurre pienamente le sensazioni, i colori, le solarità, i profumi, i sentimenti e tutto quanto permeava il mondo siciliano della nostra poetessa.
Angela Ragusa, con questo suo Inverso Ritorno, ha in effetti realizzato un poema denso e compatto ma nello stesso tempo delicato e utile, non soltanto per l’autrice stessa, per un suo forse necessario appuntare e rinvigorire ricordi importanti del suo trascorso, ma anche per noi lettori, avendoci offerto la possibilità di conoscere realtà di un mondo intramontabile, con i suoi panorami stupendi, la sua storia, la sua civiltà e le sue usanze, che, per quanto discutibili sotto certi aspetti dell’emancipazione femminile e della giustizia sociale (omertà, sottomissione, migrazioni), restano pur sempre caratteristiche peculari e riferimenti precisi da cui partire per migliorare sempre di più questo nostro mondo martoriato.

La poesia, come sempre, è e rimane mezzo valido, in qualsiasi situazione e contesto, e per qualsiasi tematica sociale e umana, per testimoniare, salvaguardare, indicare ed eventualmente migliorare lo stato delle cose.

"Inverso Ritorno", di Angela Ragusa, Edizioni Scuderi, Avellino, 2016

lunedì 27 marzo 2017

La II Edizione del Festival della Poesia nella cortesia a San Giorgio del Sannio

E' in programmazione la seconda edizione 2017 del Festival della poesia nella cortesia a San Giorgio del Sannio (Bn).
Poeti, letterati, musicisti, artisti e scuole in dialogo con la popolazione e i giovani

Sabato 1 aprile 2017 parte la seconda edizione del FESTIVAL DELLA POESIA NELLA CORTESIA a San Giorgio del Sannio - iniziativa culturale patrocinata dal Comune e coordinata da Rita Pacilio - incentrata sul tema “Solitudini e Integrazione” per favorire la riflessione su condizioni di emarginazione fisica e psicologica, sulle solitudini della persona e del poeta. La scelta mira a facilitare l’introspezione assecondando il principio socratico “Conosci te stesso” che non significa conoscere in sé solo l’individuo con le sue caratteristiche contingenti, con i suoi variabili umori, ma conoscere e riconoscere in sé ciò che è universalmente umano. L’umanità in noi consiste nella consapevolezza delle possibilità e dei limiti, nonché dei doveri a cui la natura umana ci chiama, i cui fini sviluppano il progetto di integrazione: un aspetto che nella contemporaneità assume una valenza multipla relativa ai flussi migratori che si ripetono quotidianamente, così come nella responsabile relazione con i più deboli e gli esclusi.
La rassegna prevede la partecipazione di poeti nazionali e internazionali: dalla Svizzera, Alberto Nessi e Fabiano Alborghetti, insieme a numerosi altri nomi del panorama poetico contemporaneo per stabilire una contaminazione letteraria ed emozionale con la cittadinanza e gli studenti che saranno invitati a partecipare, per condividere esperienze diverse provenienti da altri territori e produrre lo scambio/confronto con quelle di chi vive il territorio beneventano: saranno infatti presenti artisti locali nella musica e in altre discipline.

Collaborano all’iniziativa:

La Vita Felice, StudioDanza94, Derivati Sanniti blog, Circolo Letterario Anastasiano, Associazione Circuito d’arte, Centro Cultura “Tommaso Rossi”, Biblioteca comunale di San Giorgio del Sannio.

Qui di seguito il programma completo, con le indicazioni utili per coloro che desiderassero pernottare.

PROGRAMMA
Sabato 1 aprile 2017

Ore 10.00
Saluto del Sindaco, on. Mario Pepe e presentazione della tematica del Festival
Ore 10.45
Presentazione delle attività del Festival a cura di Diana Battaggia (Direttore editoriale La Vita Felice) e Rita Pacilio
Ore 11.00
Incontro con i poeti svizzeri Alberto Nessi e Fabiano Alborghetti. A cura di Elisabetta Motta
Ore 13.00
pranzo – buffet offerto dall’Amm.ne comunale
Ore 15.00
Letture poetiche da parte dei partecipanti, coordinate da Rita Pacilio e Cosimo Caputo (durata 90 min)
Ore 16.30
Incontro con le poetesse Alexandra Zambà e Cinzia Marulli: la forza terapeutica della poesia.
Ore 17.30
Letture poetiche da parte dei partecipanti, coordinate da Diana Battaggia e Melania Panico (durata 90 min)
Ore 20.00
Cena – spettacolo serale (si richiede un contributo di € 15 a persona)


Informazioni di servizio:

Location alloggi:
La Vecchia Torre azienda agrituristica - Contrada Montebello - San Nicola Manfredi BN – tel. 0824 372001
Costi:
€ 40,00 a notte, camera singola con colazione
€ 75,00 a notte, camera doppia con colazione
(possibilità di pranzare e/o cenare in loco presso il ristorante della struttura).

Per chi fosse sprovvisto di propria auto, il trasferimento da La Vecchia Torre ai luoghi di incontro in cui si svolgerà il Festival è a carico degli organizzatori.

Coloro che giungeranno in treno il 31 marzo alla stazione di Benevento sono gentilmente pregati di informare l’organizzazione circa l’orario di arrivo per poter predisporre il trasferimento all’albergo.
(ritapacilio@gmail.com)

Il II Volume dell'Antologia "Transiti Poetici"

CIRCOLO DELLE VOCI, Vol. I°

"Gusti di...versi", Ristorante Albergo dei Baroni, Sant'Anastasia (Na), 13 marzo 2015

La mostra "Il respiro della materia / I colori dell’anima"

Due poesie di Gerardo Pedicini

L’ombra del tempo

(per Sergio Vecchio


L’ombra del tempo

è ferma alla tua porta

e tra i rami

vigila la civetta,

cara agli dei.

Nel silenzio della notte

avanza il giorno tra le spine

e il vento rode

le vecchie mura sibarite

intrise d’acqua e di memorie.

Dorme nel profondo la palude:

il Sele discende lento fino al mare

e svuota le tombe dei sacrari.

Ora è l’antica Hera,

ora è Poseidon a indicarti il cammino.

Alla deriva del vento

il tuo passo di lucertola

è rapido volo d’uccello.

Sotto la tettoia scalpita il treno

sugli scambi e rompe le stagioni

nel vuoto delle ore.

Nel laboratorio acceso di speranze

resti tu solo a sorvegliare

il perimetro antico delle mura

mentre vesti d’incenso i tuoi ricordi

tracciando sul foglio linee d’ombra.

***

I segni della storia

(ad Angelo Noce)


Cinabro è il fuoco dei ricordi:

passano rotte di terre nella mano

e sfilano i segni della storia.

Ombre e figure

alzano templi alla memoria.

Nell’antico corso del mare

si sospende la luce del giorno.

È un sogno senza fine.

Transita il tempo da un foglio all’altro

e incide in successione

ciò che già fu, ciò che sarà

nella tenue traccia del tuo respiro.

(Gerardo Pedicini)

Il libretto "I Poeti della rosa"